martedì 30 ottobre 2012

MED IN ITALI: L'intervista


a cura di Andrea Colangelo

I Med In Itali, nati nella primavera del 2007, sono composti da Niccolò Maffei, alla chitarra e alla voce, Matteo Bessone, alla batteria e Ludovico Depetris, al sax alto e al basso. Il gruppo inizia a suonare per le strade di Dublino. Dopo aver fatto una vita
da baskers per quasi un mese, tornano in Italia e decidono di iniziare a produrre, pur mantenendo uno spirito e un assetto acustico. Lo scorso settembre è uscito, dopo un importante lavoro in studio, il loro primo album Coltivare Piante Grasse. Li abbiamo incontrati al Loop di Perugia prima della loro esibizione.
A risponderci, il frontman della band Niccolò.


J: Come sono nati i Med in Itali?

Niccolò:  Siamo nati come artisti di strada. Il progetto è nato più per gioco: volevamo andare in Irlanda in vacanza (a Dublino, precisamente) e ci siamo detti: “perché non prendere tre strumenti acustici e metterci per strada a suonare?”  Infatti in Irlanda si è totalmente liberi di suonare per strada, a differenza del resto del Regno Unito, dove è necessario ottenere permessi per farlo.  Abbiamo suonato per  tre settimane; poi, tornati in Italia, abbiamo iniziato a lavorare in studio.

J: Avete notato delle differenze tra il modo di vivere la musica in Irlanda ed il nostro?

NIccolò:  La differenza principale è l’atteggiamento culturale degli Irlandesi nei confronti della musica: vi è in generale una maggiore attenzione nei confronti dell’arte. In tutte le scuole irlandesi è stata istituita un’ora di educazione musicale, cosa che permette di tramandare e proteggere questa forma d’arte.

J:  Dopo cinque anni di attività e dopo un paio di Ep, ecco partorito a settembre (precisamente l’11) Coltivare Piante Grasse, un album raffinato e di grande maturità artistica. Com’è nato e perché avete scelto questo titolo?

Niccolò:  L’album è nato dopo cinque anni di lavoro,  in cui si sono alternati musicisti diversi. Coltivare Piante grasse è il risultato di mille influenze. Il titolo lo abbiamo scelto un po’ per riprendere Piante Grasse (brano del disco) e poi perché ci piaceva associare le piante grasse alle nostre canzoni che crescono, appunto, come le piante grasse senza acqua:  spontaneamente.


J:  Perché vi chiamate Med in Itali?

Niccolò: Eravamo alla ricerca di un nome che non fosse comprensibile né in italiano né in inglese, e credo proprio che ci siamo riusciti! Scherzi a parte, la nostra è una provocazione: esprime il nostro rifiuto nei confronti dei termini anglofoni, indiscriminatamente usati per  esprimere concetti per i quali vi è un valido corrispettivo in italiano. Per esempio: perché sulle etichette dei vestiti italiani c’è scritto “made in Italy” e non “prodotto in Italia”?

J: In questo disco c’è un po’ di tutto: funk, jazz, rock acustico, soul. Insomma, un bel meltin pot.  Ma qual è il genere col quale vi identificate maggiormente?

Niccolò: Per descrivere il nostro genere, abbiamo coniato il termine FROG (che sta per “funky, folk, rock, progressive”); il che è curioso, perché solo dopo ci siamo accorti che, in inglese, frog vuol dire rana. La rana, si sa, è un animale saltellante, caratteristica che rispecchia fedelmente il nostro stile, che salta sempre da un genere all’altro.

J:  I vostri punti di riferimento italiani ed esteri?

Niccolò: Ognuno di noi ha le proprie influenze. Io ascolto molto musica indipendente italiana; gli altri preferiscono il blues, il funkyjazz e il reggae. Questo è uno dei motivi per cui l’album è così variegato.

J: I testi, invece? Chi li scrive?

Niccolò: Quelli li scrivo io. Propongo una canzone molto “grezza”, con chitarra acustica e voce, e poi la sviluppiamo insieme.

J: Citando una vostra canzone, Musicista Precario, cosa significa nell’Italia di oggi vivere di musica? 

Niccolò: Campare di musica oggi è quasi impossibile. Bisogna avere fortuna e perseveranza. Questo di oggi è un sistema pericoloso: la cultura italiana musicale è molto a rischio, molto spesso manca la possibilità di riuscire a fare il secondo disco. Se non riesci ad emergere al primo tentativo, rischi che il sogno finisca.  Sempre meno persone si occupano di musica. La musica è cultura a tutti gli effetti, eppure, anche a livello istituzionale, non riceve agevolazioni significative.

J: Oltre a suonare nei locali e a farvi conoscere in giro, ci sono già altri progetti in cantiere?

Niccolò: Questo nostro primo album è stato registrato in cinque anni - tempi di gestazione molto lunghi. Il prossimo sarà diverso, perché comunque  ci sarà “meno tempo” per farlo. Spero massimo tra un anno. Comunque, per ora pensiamo al tour.

J: Allora in bocca al lupo per tutto!

Niccolò: Crepi!
Un saluto a tutti i lettori di Junks Magazine!

Maggiori informazioni:
www.medinitali.info
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