lunedì 15 ottobre 2012

THE RUST AND THE FURY: L'intervista


a cura di ANDREA COLANGELO
foto di ULIANA PIRO

The Rust And The Fury sono
una rock band composta da Daniele Rotella (voce e chitarra), Marco Zitoli (basso e voce), Francesco Federici (chitarra e voce), Francesca Lisetto (voce e tastiere) e Andrea Spigarelli (batteria).
 I componenti sono tutti di Perugia ma sembrano arrivare dall’altra parte dell’oceano. Il 24 settembre è uscito il loro primo album: May The Sun Hit Your Eyes (la recensione del disco QUI), che ha riscosso critiche positive e convincenti da parte della critica e degli appassionati del genere. Siamo andati all’Ostello Mario Spagnoli di Perugia, dove è situato lo studio di registrazione della neo-nata etichetta umbra Cura Domestica, per conoscere la band attualmente più figa in circolazione.

Junks: Com’è nato il vostro progetto, o meglio, la vostra seconda vita?

Daniele: I Rust and the Fury, cioè io, Marco (il bassista) e Andrea Ragni (l’ex batterista) suonavamo insieme già dal 2004, ma in seguito smettemmo. Poi, a fine 2011, Marco ed io decidemmo di riprovarci, con del materiale della vecchia produzione, e così abbiamo chiamato Francesco Federici alla chitarra, Francesca  LIsetto alla voce e alle tastiere e Andrea Spigarelli alla batteria. L’intenzione iniziale era quella di cambiare anche il nome, ma alla fine abbiamo deciso di lasciare questo.


Junks:
A proposito, perché vi chiamate The Rust and the Fury? 

Daniele: I
l nome è un omaggio a Neil Young e a un suo brano: “Hey Hey My My” (“It's better to burn out 'cause rust never sleeps”), ed in parte a Johnny Rotten dei Sex Pistols, in particolare al film sui Sex Pistols (“The Filth And The Fury”). Ci piaceva molto l’idea di prendere spunto da questi due personaggi che stimiamo tantissimo.

Junks: Infatti questo vostro album è molto internazionale. Le influenze più rilevanti sono appunto Neil Young, ma anche Arcade Fire, Wilco, Fleet Foxes. Di italiano non c’è proprio niente? Nessuna influenza? 

Daniele: Musicalmente parlando, no. Tutto da oltreoceano. Però, alla fine, un po’ tutti siamo influenzati strumentalmente da musicisti italiani. Ognuno ha i suoi punti di riferimento in Italia: noi, ad esempio, se proprio dobbiamo fare dei nomi diciamo Pfm o Afterhours con album tipo Hai Paura del Buio, il quale, a sua volta, ha poche sonorità tipiche italiane. Mettiamola così: gli artisti italiani cui ci ispiriamo a loro volta si ispirano a musicisti stranieri.

Junks: In questo vostro primo lavoro, la ricerca e la qualità del suono sono la cosa che più emerge al primo ascolto. Tecnicamente com’è è nato May the Sun hit Your Eyes?

Daniele: Ci abbiamo messo tantissimo impegno: siamo entrati in sala registrazione e siamo diventati pazzi! (ride). Tecnicamente parlando, il disco lo abbiamo registrato interamente dal vivo. Gli arrangiamenti sono nati in maniera istintiva.
Poi, fortunatamente, chi ci ha prodotto, ovvero Cura Domestica e La Fame dischi, in
 
particolare nella persona di Michele Maraglino, ci hanno sostenuto e fatto lavorare in totale libertà. Anzi, approfitto per ringraziarli.

Junks: Come nascono i testi dei Rust and Fury ?

Daniele:  Praticamente li scriviamo e li sviluppiamo insieme. Molte volte sono nati da fatti realmente accaduti. Siamo molto band in questo, non c’è solo una testa: ad esempio, anche per quanto riguarda i cori, cerchiamo di cantare tutti insieme. Siamo molto “comunisti” in questo (ride).

Junks: La scelta di inserire delle tastiere e una voce femminile, a mio parere, è stata una mossa vincente. A chi è venuta in mente? 


Daniele: Conoscevamo Francesca e le abbiamo chiesto di suonare. Il suo arrivo è stato fondamentale: provenendo dalla musica classica, ha apportato melodia nella band, forse senza di lei saremmo rimasti dei “grungettoni” (ride).

Junks: La scorsa estate avete vinto la fase regionale (Umbria) dell’Italia Wave, che quest’anno tornava a casa ad Arezzo. Che esperienza è stata?


Daniele: Una bellissima esperienza. Gratificante e di prova allo stesso tempo. Ci è venuta la “strizza al culo”. Eravamo tesi perché per la prima volta c’era una giuria, qualcuno che ci giudicava. Poi da lì è successo tutto in fretta: l’uscita dell’album, interviste e recensioni molto positive su Rockit, il Mucchio ed altre riviste, compresa la vostra. Ancora non abbiamo il tempo di fermarci e realizzare.

Junks: Ma perché avete deciso solo ora di creare un gruppo così figo?

Daniele: Aspettavamo Andrea (il batterista), era troppo piccolo (ride). Comunque penso che ora siamo maturi musicalmente. Forse se l’avessimo fatto prima non sarebbe uscito così bene. Dopo tanti anni, finalmente abbiamo imparato a suonare.

Junks: Oltre a girare locali per far conoscere la vostra musica, avete già in mente qualcosa per il futuro? Progetti in cantiere?

Daniele: Per ora vogliamo solo suonare, suonare e suonare. Comunque non ti nascondo che abbiamo deciso i registrare un secondo lavoro massimo tra un anno.

Junks: Allora aspetteremo con ansia! Intanto, un grosso in bocca al lupo per tutto e invito i lettori di Junks Magazine a seguirvi. Grazie ancora per la disponibilità !

TRAF: Crep! Un saluto a tutti i lettori di Junks Magazine!

Maggiori informazioni: 

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